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PARCO E VILLA REALE
“…assoluta e radicale contrarietà ad ipotesi concorsuali di progettazione dell'”uso” del Parco. Non si condivide lo spirito che anima questo concorso… che sembra proporre una sbagliata e dannosa immagine del Parco, nuovamente visto come contenitore di “altro” e non come bene di inestimabile valore ecologico-ambientale che deve essere conservato, tutelato e, ove possibile, ripristinato”
CREDA Onlus (Centro ricerca educazione documentazione ambientale)


Il programma dell'attuale amministrazione su Parco e Villa Reale si articola in una serie di
obiettivi che possono essere così riassunti:
a) Istituzione dell'ente di gestione unitario di parco e Villa Reale (nel programma indicato come “società a prevalente capitale pubblico”);
b) Piano generale di riassetto paesaggistico e di riuso delle cascine;
c) Destinazione della Villa Reale a funzioni compatibili, prevalentemente di tipo museale legate al patrimonio culturale ed architettonico della Villa stessa (e limitazione delle funzioni di alta
rappresentanza);
d) Restauro dei giardini della Villa;
e) Conservazione e recupero della struttura originaria del Parco e riesame critico delle destinazioni funzionali di problematica compatibilità (autodromo, golf, Azienda S. Giorgio, tennis, hockey).

Peraltro, ed è la prima considerazione che deve essere svolta, risulta del tutto evidente come
tale programma sia ancora largamente (se non totalmente) inattuato, nonostante il mandato amministrativo sia ormai entrato nella sua fase conclusiva.
Non è ancora stato istituito un ente di gestione autonomo di Parco e Villa Reale. Non è stato
predisposto il piano generale di riassetto paesaggistico del Parco. Il progetto vincitore del bando sulla Villa Reale non contempla affatto una prevalenza della destinazione ad uso museale legata al patrimonio culturale ed architettonico della Villa stessa (funzione relegata alla porzione non oggetto del bando) mentre, d'altra parte, introduce funzioni che appaiono del tutto incompatibili con la valenza storico architettonica ed ambientale della Villa e dei Giardini (ad es. la realizzazione di una beauty farm sotto il tennis, o la collocazione nella villa di un'Agenzia UE) e affida all'alta rappresentanza un ruolo assai significativo. Infine, non è stato avviato alcun piano di recupero del Parco alla sua struttura originaria né alcun ripensamento degli usi incompatibili, ma, piuttosto, è prospettato un intervento (il concorso internazionale di progettazione di parco e autodromo) che appare potenzialmente ben più dannoso dell'inerzia fin ora mantenuta.
Ciò che si auspica è che, invece, sia avviata, per quanto ormai possibile, una rigorosa attività volta alla tutela, alla conservazione e al recupero del Parco e dei Giardini e una revisione critica (consentita esplicitamente dal bando di gara) del progetto di restauro di Villa Reale.
In particolare:

1) Quanto all'ente di gestione.
E' certamente condivisibile ed ormai necessario che sia istituito un ente di gestione unitario
di Parco e Villa Reale che aggreghi i diversi proprietari dei due beni.
Appare però più opportuno che il futuro ente sia una fondazione e non una società di capitali
(società per azioni o altro modello societario). Da un lato, infatti, l'istituzione di una fondazione autonoma, a differenza delle forme tradizionali di amministrazione dei beni di proprietà pubblica, consente, oltre all'integrazione delle risorse (non solo economiche) pubbliche e private, uno snellimento procedurale ed una maggior sollecitudine nel perseguimento degli obiettivi cui un'efficiente gestione dei beni culturali ed ambientali dovrebbe tendere: conservazione e tutela, valorizzazione e massima fruibilità pubblica, ottimizzazione della capacità di coprire autonomamente le spese. D'altra parte, si consideri che la fondazione è istituzionalmente deputata al perseguimento di finalità pubblicistiche, laddove invece la società per azioni è volta esclusivamente al perseguimento di un guadagno economico.
E' in ogni caso indispensabile che le istanze dei cittadini monzesi, che sono i principali fruitori del Parco, siano adeguatamente rappresentate in seno all'ente di gestione. E ciò deve avvenire attraverso regole di governance che assicurino al Comune di Monza (nel cui territorio insiste il complesso di Parco e Villa di cui è il maggiore proprietario) il potere di orientare effettivamente le scelte dell'ente.
Inoltre è necessaria la predisposizione di un contratto di servizio fra enti proprietari e fondazione che formalizzi gli obiettivi pubblicistici della gestione, vincolando l'ente al loro perseguimento.

2) Sul concorso per il parco.
Si esprime invece la più assoluta e radicale contrarietà ad ipotesi concorsuali di progettazione dell'”uso” dell'intero parco (o della zona a nord di Viale Cavriga). Le scelte strategiche sul futuro del Parco non hanno infatti natura tecnica, ma esclusivamente amministrativa e politica ed alla politica debbono essere lasciate. Il momento della progettazione (sempre che sia effettivamente necessaria) dovrebbe avvenire solo dopo che il committente abbia elaborato indirizzi strategici (politici) chiari e condivisi. Il che, nel nostro caso, non sembra essere ancora avvenuto.
Non si condivide lo spirito che anima questo concorso che finirebbe con il privilegiare scelte imposte (da progettisti che con buona probabilità non conoscono la realtà sulla quale sono chiamati ad incidere, né le aspirazioni dei fruitori quotidiani del Parco) a scelte partecipate; che, in definitiva, sembra proporre una sbagliata e dannosa immagine del Parco, nuovamente visto come contenitore di “altro” e non come bene di inestimabile valore ecologico-ambientale che deve essere conservato, tutelato e, ove possibile, ripristinato.
Non si condivide l'ipotesi di accomunare in un medesimo documento progettuale e, ancor prima, in un medesimo bando la “riqualificazione” di Autodromo e Golf e la riqualificazione del Parco. Tale prospettazione sembra inevitabilmente destinata a favorire una visione Autodromo-centrica, laddove invece Autodromo e Golf dovrebbero essere, come peraltro previsto dal programma, considerati corpi estranei al Parco e (se non eliminati) almeno rigidamente regolati e confinati negli spazi che a suo tempo malauguratamente sono stati ad essi accordati.
Ciò che poi scandalizza (ed è indice sicuro dei pericoli cui è esposto il Parco) è che si pensi di finanziare questo concorso con risorse messe a disposizione da SIAS e originariamente destinate all'abbattimento (almeno parziale) delle fatiscenti curve sopraelevate. Tali risorse, infatti, dovrebbero essere impiegate per lo scopo per il quale sono state accantonate e dovrebbero essere finalizzate al recupero al Parco di aree (il Roccolo e la Gerascia e la fascia boschiva circostante) ancora pregevoli dal punto di vista ambientale e non intaccate (a differenza dell'ormai inesistente bosco bello).
Impiegare per le spese concorsuali le somme già destinate all'abbattimento delle sopraelevate significa formalizzare definitivamente l'intenzione di non procedere (o meglio, di non cercare di costruire il consenso – con il Comune di Milano – necessario a procedere) alla realizzazione di quel progetto di recupero definitivo e permanente di aree alla pubblica fruizione che l'abbattimento (parziale) della sopraelevata sud avrebbe consentito.
Sconcertante è il fatto che tale progetto verrebbe abbandonato a solo vantaggio di un esercizio teorico destinato a sommarsi ai molti (e pregevoli) già svolti in passato (si pensi al c.d. piano Maniglio Calcagno del 1992 o al dettagliato programma di riqualificazione contenuto nella legge regionale 31 luglio 1995, n. 40). Esercizio che è comunque destinato ad essere tanto più inutile in un contesto (la scarsità di disponibilità economiche degli enti locali ed il totale disinteresse del Comune di Milano per il Parco) che non consentirà certo il reperimento delle risorse necessarie alla realizzazione dei progetti che verranno proposti.
Alla realizzazione dei progetti, almeno nel medio periodo, ostano anche ostacoli di natura formale, atteso il previsto (o avvenuto) rinnovo degli usi abitativi di molte delle cascine del Parco.
Per contro, appaiono del tutto irrisolti, nonostante le molte promesse (e l'encomiabile e titanica attività svolta dall'Amministrazione Parco), i veri problemi del Parco, problemi che non hanno alcuna valenza progettuale, ma che attengono prevalentemente -se non esclusivamente- alla gestione corrente (e in primis il mancato conferimento di risorse - umane ed economiche- sufficienti ad assicurare una decorosa manutenzione ordinaria e straordinaria).
Si esprime invece la più assoluta e radicale contrarietà ad ipotesi concorsuali di progettazione dell'”uso” dell'intero parco (o della zona a nord di Viale Cavriga). Le scelte strategiche sul futuro del Parco non hanno infatti natura tecnica, ma esclusivamente amministrativa e politica ed alla politica debbono essere lasciate. Il momento della progettazione (sempre che sia effettivamente necessaria) dovrebbe avvenire solo dopo che il committente abbia elaborato indirizzi strategici (politici) chiari e condivisi. Il che, nel nostro caso, non sembra essere ancora avvenuto.
Non si condivide lo spirito che anima questo concorso che finirebbe con il privilegiare scelte imposte (da progettisti che con buona probabilità non conoscono la realtà sulla quale sono chiamati ad incidere, né le aspirazioni dei fruitori quotidiani del Parco) a scelte partecipate; che, in definitiva, sembra proporre una sbagliata e dannosa immagine del Parco, nuovamente visto come contenitore di “altro” e non come bene di inestimabile valore ecologico-ambientale che deve essere conservato, tutelato e, ove possibile, ripristinato.
Non si condivide l'ipotesi di accomunare in un medesimo documento progettuale e, ancor prima, in un medesimo bando la “riqualificazione” di Autodromo e Golf e la riqualificazione del Parco. Tale prospettazione sembra inevitabilmente destinata a favorire una visione Autodromo-centrica, laddove invece Autodromo e Golf dovrebbero essere, come peraltro previsto dal programma, considerati corpi estranei al Parco e (se non eliminati) almeno rigidamente regolati e confinati negli spazi che a suo tempo malauguratamente sono stati ad essi accordati.
Ciò che poi scandalizza (ed è indice sicuro dei pericoli cui è esposto il Parco) è che si pensi di finanziare questo concorso con risorse messe a disposizione da SIAS e originariamente destinate all'abbattimento (almeno parziale) delle fatiscenti curve sopraelevate.
Tali risorse, infatti, dovrebbero essere impiegate per lo scopo per il quale sono state accantonate e dovrebbero essere finalizzate al recupero al Parco di aree (il Roccolo e la Gerascia e la fascia boschiva circostante) ancora pregevoli dal punto di vista ambientale e non intaccate (a differenza dell'ormai inesistente bosco bello).
Impiegare per le spese concorsuali le somme già destinate all'abbattimento delle sopraelevate significa formalizzare definitivamente l'intenzione di non procedere (o meglio, di non cercare di costruire il consenso – con il Comune di Milano – necessario a procedere) alla realizzazione di quel progetto di recupero definitivo e permanente di aree alla pubblica fruizione che l'abbattimento (parziale) della sopraelevata sud avrebbe consentito.
Sconcertante è il fatto che tale progetto verrebbe abbandonato a solo vantaggio di un esercizio teorico destinato a sommarsi ai molti (e pregevoli) già svolti in passato (si pensi al c.d. piano Maniglio Calcagno del 1992 o al dettagliato programma di riqualificazione contenuto nella legge regionale 31 luglio 1995, n. 40). Esercizio che è comunque destinato ad essere tanto più inutile in un contesto (la scarsità di disponibilità economiche degli enti locali ed il totale disinteresse del Comune di Milano per il Parco) che non consentirà certo il reperimento delle risorse necessarie alla realizzazione dei progetti che verranno proposti.
Alla realizzazione dei progetti, almeno nel medio periodo, ostano anche ostacoli di natura formale, atteso il previsto (o avvenuto) rinnovo degli usi abitativi di molte delle cascine del Parco.
Per contro, appaiono del tutto irrisolti, nonostante le molte promesse (e l'encomiabile e titanica attività svolta dall'Amministrazione Parco), i veri problemi del Parco, problemi che non hanno alcuna valenza progettuale, ma che attengono prevalentemente -se non esclusivamente- alla gestione corrente (e in primis il mancato conferimento di risorse - umane ed economiche- sufficienti ad assicurare una decorosa manutenzione ordinaria e straordinaria).

3. Sugli usi di problematica compatibilità.
Si auspica, in occasione del rinnovo delle principali concessioni (Golf e Autodromo), un atteggiamento più rigoroso da parte dell'amministrazione attraverso l'imposizione di nuovi limiti e la prescrizione puntuale di comportamenti virtuosi.
Fin da subito, però, l'attività di compatibilizzazione dovrebbe partire dalla verifica articolata e costante (o dalla sollecitazione delle pubbliche amministrazioni ad essa preposte, se diverse dall'amministrazione comunale) del rispetto delle norme contenute nelle attuali concessioni e nelle disposizioni di legge e regolamentari. In proposito si segnala il tema delle emissioni sonore (autodromo), del trattamento riservato agli animali (azienda agricola), dello smaltimento del letame e delle carcasse degli animali morti (azienda agricola), dell'eventuale utilizzo di diserbanti o di altri agenti inquinanti (golf).

CREDA Onlus
www.creda.it
Intervento presentato da Alessandra Canuti


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  11 giugno 2005